sabato 4 dicembre 2010

Una prospettiva di sviluppo per la differenziata e per il rieliquilibrio della tassa comunale sui rifiuti: la tariffa a quantità

La settimana scorsa sono stata nell'hinterland milanese, ospite di un mio amico, sindaco di un piccolo comune, per un confronto sul tema spinoso dei rifiuti e della raccolta differenziata.

Ho potuto verificare con mano che, anche se nel mio comune la raccolta più o meno funziona ed in pochi anni ha ottenuto un discreto risultato (di poco superiore al 50%), la differenza con i piccoli comuni dell'hinterland milanese è palpabile.

Il Consorzio dei Comuni dei Navigli, di cui fanno parte i comuni che ho visitato, infatti, abbraccia un territorio con oltre 100 mila abitanti, in 3 anni (dal 2001 al 2004) ha portato la maggior parte dei propri consorziati a superare il 58% di differenziata con punte, negli ultimi anni, tra il 65 e 70%, ad aumentare il numero dei Comuni consorziati, a raggiungere in quasi tutti i comuni una copertura dei costi pari al 100%, ad applicare tariffe tra le più basse della Provincia di Milano e dell´intero Paese (qui le tabelle e le statistiche di riferimento), ma sorattutto al positivo e necessario passaggio dalla TARSU alla TIA (Tariffa di Igiene Ambientale), con il metodo a quantità
[tale tariffa è così composta: una Quota fissa relativa ai servizi che sono comunque garantiti (pulizia delle strade, raccolta ordinaria dei rifiuti, raccolta di rifiuti scaricati abusivamente, gestione ecocentro, gestione raccolta differenziata, gestione amministrativa del servizio,...) e calcolata in base al numero dei componenti del nucleo familiare (nel caso dell’utenza domestica) o da un coefficiente di produzione (nel caso delle specifiche utenze attività) e alla superficie dell’immobile) ed una quota variabile legata alla produzione individuale di rifiuti, in particolare della frazione indifferenziata del "resto" computati sulla base dei codici a barre presenti sui sacchetti consegnati alle famiglie e sulla pesatura della quantità conferita in discarica. Sono previsti accertamenti nei casi di nullo, anomalo o prolungato mancato conferimento. L’utente interessato dovrà giustificarsi e nel caso di accertate violazioni al regolamento, saranno applicate pesanti sanzioni. Tutto ciò serve, oltre che a garantire un corretto funzionamento del sistema, anche a tutelare quei cittadini che applicano correttamente il regolamento.].

Purtroppo, però, nei nostri comuni sanniti, e meridionali in genere, di questo passaggio alla TIA non c'è nemmeno il sentore!!!

Devo anche dire, però, e lo dico, una volta tanto, a difesa dei meridionali, che tale passaggio dalla TARSU alla TIA non è ancora avvenuto quasi esclusivamente per un vuoto normativo che si è venuto a creare nella legislazione di riferimento e non tanto, o meglio non solo, per l'opposizione dei cittadini, scontenti di dover pagare in misura durettamente proporzionale alla quantità dei rifiuti prodotti e non più in riferimento ai soli metri quadrati della propria abitazione!

E' opportuno, quindi, chiarire un pò le idee su questo vuoto legislativo:

La TIA è il nuovo sistema di finanziamento comunale della gestione dei rifiuti e della pulizia degli spazi comuni introdotto in Italia dal decreto Ronchi (D. Lgs. del 05/02/1997, n. 22): in realtà, la TIA avrebbe dovuto sostituire progressivamente la TARSU, la Tassa sui rifiuti solidi urbani, ma a tutt'oggi, nonostante la promulgazione di un suo regolamento attuativo (D.P.R. 158 del 27/01/1999), che prevedeva il progressivo passaggio dalla TARSU alla TIA entro dicembre 2006, a causa di continue proroghe la TIA non è mai diventata obbligatoria.

La Legge Finanziaria 2007 e la Legge Finanziaria 2008, infatti, hanno di fatto sospeso i termini per l’adeguamento da parte dei comuni stabilendo che per gli anni 2007 e 2008, i Comuni dovessero mantenere lo stesso sistema di tassazione del 2006, senza possibilità di attuare il passaggio da un sistema all’altro ed inoltre l’art. 5del D.L. 208 del 30/12/2008, convertito in legge con modificazioni dalla L. n. 13 del 27/02/2009, stabiliva che i Comuni che dal 2006 si erano già adeguati alla TIA continuavano ad applicare la TIA anche nel 2007 e nel 2008(sono circa un sesto dei Comuni Italiani), mentre i Comuni che, invece, adottavano ancora la TARSU, avrebbero potuto adottarla fino al 31/12/2009.

O meglio, si è venuta così a creare una convivenza tra TARSU e TIA, fino al 31/12/2009, data in cui la TARSU ha dal punto di vista legislativo e tributario cessato di esistere, mentre nei Comuni dove si paga la Tariffa di Igiene Ambientale, l'istituzione della Tia è stata decisa volontariamente, in via sperimentale, sulla base di una specifica previsione di legge.

Il 29/04/2006, intanto, è entrato in vigore il D.Lgs.152 del 03/04/2006, il cosiddetto Codice dell’Ambiente, provvedimento legislativo riformatore del Decreto Ronchi, il quale da un lato, ha disposto l'abrogazione della TIA, dall'altro, ha previsto l'istituzione di una nuova tariffa sui rifiuti.
A tutt’oggi, però, tale regolamento attuativo non è stato ancora emanato.

Conseguenza di tale mancanza da parte dello Stato, è che il Codice
dell’ambiente resta tuttora inapplicabile e, pertanto, onde evitare un pericoloso vuoto normativo che mette a rischio la legittimità di tutti gli atti di riscossione adottati dai Comuni nel 2010, anche se il Codice dell'Ambiente ha abrogato la TIA così come era stata prevista dal Decreto Ronchi, lo stesso Decreto Ronchi sembrerebbe l'unica legge applicabile essendo l'unica che ha un decreto attuativo valido.

Infatti, anche il cosiddetto Decreto Milleproroghe (D. L. 30 dicembre 2009, n. 194)convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, all'articolo 8, comma 3, pur prorogando nuovamente al 30 giugno 2010 il passaggio dalla TARSU alla TIA, in attesa che nel frattempo il Ministero dell’Ambiente emani il nuovo regolamento in materia di tariffa sui rifiuti, non fa alcun riferimento alla proroga del regime TARSU dichiarata valida dalla Legge Finanziaria 2008 fino al 31/12/2009.

Tutto ciò, sembrerebbe confermare, ma la cosa necessita di ulteriori approfondimenti legali e tributari, che, poichè la TARSU ha cessato di esistere a partire dal 01/01/2010, tutti i comuni d’Italia che applicano attualmente la TARSU non solo avrebbero dovuto necessariamente passare alla TIA a partire dall’01/01/2010 ma hanno compiuto un atto illegittimo nel riscuotere per il 2010 una tassa che a partire dal 01/01/2010 ha cessato di essere valida.

Applicheremo un giorno, e finalmente dico io, la TIA?
Chissà...
Nel frattempo conviene informarsi bene sulla legittimità della TARSU per l'anno, ancora per poco, in corso.

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