Si cominciano a delineare i contorni di un modus operandi tipico delle amministrazioni comunali di tanti paesi sanniti...cominciano a venire a galla tanti particolari relativi a quella sorta di "dominio feudale" che è tipico della gestione della cosa pubblica anche qui nel Medio Calore... dopo gli arresti a Montesarchio del marzo scorso, cominciano ad aprirsi nuovi scenari sulle connessioni tra politica e malaffare nei nostri paesi...ora, sarebbe importante creare un movimento popolare che reagisca a queste modalità distorte di amministrare alla cosa pubblica...noi ci stiamo provando...
(da Gazzetta di Benevento del 12/09/2011)
I Carabinieri della Stazione di San Giorgio del Sannio hanno eseguito oggi tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Benevento, nei confronti di Giovanni Molinaro, medico, in servizio presso l'Asl di Benevento, che ha ricoperto alternativamente le cariche di sindaco e vice sindaco di Calvi, ed attualmente è consigliere di minoranza; di Teresa Mangialetto, residente a Vitulano, ed Antonietta Rapuano, residente a Montesarchio, ambedue funzionarie del Comune di Calvi e la prima anche assessore presso il Comune di Foglianise.
Gli arresti sono il frutto di una lunga e complessa attività d'indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento.
Tra le varie contestazioni vi sono quelle di associazione per delinquere finalizzata ad eseguire concussioni, abusi d'ufficio, falsi e turbative di gare degli appalti pubblici.
"L'impulso iniziale delle indagini - si legge in una nota - è stato dato dal commissario prefettizio, Fiamma Spena, all'indomani dello scioglimento della Giunta del Comune di Calvi per le dimissioni dei consiglieri di maggioranza.
L'approfondita denunzia effettuata dal commissario prefettizio ha portato in superficie, fin da subito, numerose irregolarità ed abusi nella gestione della cosa pubblica.
I Carabinieri della Stazione di San Giorgio del Sannio, lavorando in parallelo con consulenti tecnici altamente specializzati, hanno analizzato migliaia di documenti cartacei ed informatici, raccolto denunce e testimonianze, accertando un quadro d'insieme, fatto di un decennio di abusi ed intimidazioni perpetrate dai tre arrestati ai danni di dipendenti comunali, privati cittadini ed imprenditori operanti nell'area industriale di Calvi.
Chiunque si fosse opposto alle indicazioni ed ai voleri dell'allora sindaco Molinaro veniva metodicamente fatto oggetto di vessazioni e pressioni, colpito da provvedimenti amministrativi arbitrari e privi di qualsiasi fondamento giuridico che Rapuano e Mangialetto creavano, anche producendo atti pubblici falsi o consapevolmente viziati.
Le accuse mosse nei confronti dei tre amministratori sono, oltre all'associazione per delinquere ed ai numerosi episodi di concussioni tentate e consumate, la falsificazione, l'occultamento e la distruzione di atti pubblici, la truffa
ai danni dello Stato, la lottizzazione abusiva e la turbativa d'asta.
La stessa assunzione a tempo indeterminato delle due funzionarie arrestate risulta essere stata del tutto illecita, fondata su requisiti e documenti creati ad arte da loro stesse con l'avallo e l'ausilio dell'ex sindaco, non avendo scrupoli a vessare e licenziare arbitrariamente funzionari e dipendenti comunali in possesso realmente dei prescritti requisiti di legge.
Tra questi, un funzionario comunale, prima trasferito ad incarico inferiore, poi pedinato da un investigatore privato, pagato con soldi pubblici".
"Per oltre un decennio - prosegue il comuncato dei militari dell'Arma - Molinaro ha potuto fare affidamento sulla fedeltà delle due funzionarie, favorendo chi si piegava alla volontà del sindaco ed ostacolando chi non cedeva alle sue pressioni.
Emblematica la vicenda di un imprenditore operante nell'area Pip (Piano d'Insediamento Produttivo) Cubante il quale, oggetto di continue pressioni da parte di Molinaro per l'assunzione di persone a lui vicine e per il conferimento di incarichi a liberi professionisti "amici", decise di non dare più seguito alle richieste del primo cittadino.
Il rifiuto di seguire le sue indicazioni provocò una violenta reazione di Molinaro il quale, abusando della sua autorità, cominciò a disporre accessi e controlli arbitrari ed immotivati, ben 25 in un breve arco temporale, presso lo stabilimento dell'azienda dell'imprenditore, colpevole di non averlo assecondato.
Inoltre, nei confronti della stessa azienda, con la complicità di Rapuano e Mangialetto, avviò un'azione di boicottaggio relativa alla concessione di licenze edilizie, opponendo provvedimenti amministrativi creati ad arte e privi di fondamenti oggettivi e di legge.
Senza mezzi termini, Molinaro e le sue collaboratrici facevano capire alle vittime che non avrebbero avuto alcun tipo di problema se avessero seguito le loro indicazioni relativamente ai tecnici ed ai professionisti ai quali ricorrere per seguire pratiche ed istanze, alle ditte alle quali affidare i lavori ed alle aziende dalle quali acquistare i materiali.
Identico il comportamento tenuto nei confronti di altro imprenditore dell'area industriale di Calvi costretto dal sindaco a rivolgersi ad un professionista "amico", a cui Molinaro, per non lasciare spazio a dubbi, sottolineò: "Chi non è con me è contro di me...".
In effetti l'imprenditore ebbe modo di provare a proprie spese l'arroganza degli indagati, infatti, al rifiuto di assecondare l'ennesima imposizione, si vide revocare arbitrariamente la concessione del lotto dell'area Pip dove aveva già costruito e collaudato un capannone.
Tra gli episodi criminali registrati, non mancano quelli grotteschi, come la vicenda di una famiglia del luogo, proprietaria di un immobile lesionato gravemente dal sisma del 1980, che affidandosi ad un professionista di fiducia, aveva avanzato istanza per il contributo di ricostruzione, istanza rimasta nel limbo della graduatoria per un ventennio ed improvvisamente riemersa ed andata a buon fine grazie all'intervento del Molinaro che, per il tramite di un assessore, aveva fatto consigliare ai proprietari dell'immobile di rivolgersi ad un tecnico "di fiducia" che avrebbe risolto la cosa in tempi brevissimi.
Da quel giorno, in occasione di ogni consultazione elettorale tra il 2000 ed il 2007, Molinaro, anche per il tramite della Rapuano, non aveva perso occasione per convocare i beneficiari del contributo, ribadendo loro che se lo sarebbero visto revocare se non avessero avuto parte attiva nella campagna elettorale e se non gli avessero portato almeno 100 voti".
"Molinaro, con la complicità di Rapuano e di Mangialetto - concludono i Carabinieri - ha gestito il potere con l'arroganza di "un piccolo signore medioevale", come evidenziato dal Gip (Giudice per le Indagini Preliminari), trattando i suoi amministrati come sudditi da favorire oppure ostacolare in ragione della loro disponibilità ad obbedire o meno ai suoi comandi, piuttosto che come cittadini ai quali riconoscere, secondo legge, diritti e legittimi interessi, causando un danno erariale che, ancora non totalmente quantificato, è di centinaia di migliaia di euro".
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