Presentazione del libro di una scrittrice che già da piccola bussava alle case per diffondere il suo pensiero
di Emi Martignetti
Stavolta Città Spettacolo non c’entra.
Nell’atrio della libreria Luidig, intorno alle ore 19, una nuova atmosfera ha profumato l’aria.
Una scenografia molto minimalista, con reti appese ai muri, un divanetto, due poltroncine e cuscini bianchi sparsi a terra, ha fatto da sfondo alle parole e al cuore dell’autrice.
Cristiana Alicata, giovane donna trentacinquenne che dall’aspetto dimostra tanti meno anni, fa tappa a Benevento, prima città del Sud ad ospitarla, per presentare il suo nuovo libro.
“Verrai a trovarmi d’inverno”, un titolo che, nonostante il caldo, in quel momento ha saputo ghiacciare gli spettatori, accomodati sulle sedie rosse.
Il team tutto femminile composto dall’autrice, da Maria Elena Napodano, moderatrice dell’incontro, da Elvira Santaniello, della Rete Rose Rosse Campania e da Martina Iorio, lettrice di alcuni passi del libro, è risultato vincente, “a dispetto della nostra esperienza locale”, commenta al riguardo ironicamente la Santaniello.
Ma c’è in particolare una donna per Cristiana importantissima, Concita De Gregorio: “Mi ha inviato la recensione 10 minuti prima della stampa del libro. Ero in macchina. Mi è arrivata tramite iPhone. Ho pianto.”
L’autrice, un’ingegnere della FIAT attiva politicamente nel Partito Democratico del Lazio, mette a nudo le sua sensibilità e poliedricità ed ammette subito la sua omosessualità.
“L’omosessualità implica l’orizzontalità del rapporto. Nelle coppie eterosessuali ci sono dei ruoli imposti nella società. Alla fine in ogni caso c’è sempre chi domina e il dominio non dipende dal genere ma dal carattere. Ciò a cui bisogna tendere è essere se stessi in ogni momento.”
Poi racconta diversi episodi che l’hanno colpita e altri che l’hanno offesa. Tra questi un’aggressione in un ristorante, in cui un setto nasale è stato rotto solo perché due donne si scambiavano effusioni in pubblico; il suo incontro con un cantante evidentemente omosessuale, ma che non ammette le sue preferenze sentimentali solo “per non essere paragonato a Cecchi Paone o Cristiano Malgioglio” (parlava di Renato Zero?); delle parole di Marrazzo, che per giustificare gli accaduti riguardanti la sua vita privata in una intervista ha presentato i transessuali come donne e le donne come poco donne, offendendo due categorie con un’affermazione; le barzellette impietose di molti politici, come Sacconi, che per strappare una risata è caduto nel cattivo gusto e ha praticamente ammesso che le donne vengono violentate perché lo vogliono.
Insomma, una serie di riferimenti all’attualità che ci fanno assaggiare quanto le categorie più deboli abbiano vita difficile.
Cristiana sottolinea poi un aspetto che l’ha sempre interessata, un rapporto che troppe poche volte viene correlato: “Nei paesi in cui le donne sono più uguali, la transessualità e l’omosessualità è meno un problema.”
Tutto, quindi, cammina a pari passo, la parità e la libertà, il rispetto e l’onestà, l’offesa e la colpa.
L’amore che non conosce discriminazioni, dove la diversità è semplicemente un punto di vista diverso da un altro diverso ancora. Ogni cosa è relativa e assume un peso non a seconda degli schemi della società, ma a seconda della purezza delle intenzioni, della intensità delle passioni.
Interessantissimo squarcio del mondo reale, quello che non ha nulla a che fare con l’idealità che ci ripropongono nelle pubblicità del Mulino Bianco.
Un libro che tratta i temi più cari all’animo: l’amore per un figlio, l’amore per una donna o un uomo, quello per se stessi e verso la vita.
Una dedica a tutti quei giovani che non trovano il coraggio di ammettere la loro natura e un glossario per istruire il mondo alla scoperta dell’altro.
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