Ho casualmente letto su Facebook che un giovane architetto sangiorgese sta lavorando al progetto di una torre-museo a Manhattan.
Ho visitato il suo sito ed ho potuto verificare che si tratta un progetto davvero interessante sia dal punto di vista architettonico che artistico perché vuole creare all’interno della baia di New York una struttura che si erge dalle acque verso l’alto e che, attraverso schermi a led distribuiti in maniera alternata su tutta la superficie tronco conica della struttura, diffonde immagini non stop relative alla seconda immigrazione americana degli anni 60 dalla quale è partita la crescita economica, sociale e politica americana.
Insomma, una sorta di icona tecnologica della città di N. Y e della sua capacità di integrazione che la ha resa, nel tempo, la città che è oggi.
Chi suggeriva la lettura di questa notizia, a corollario, commentava (anche se adesso i commenti sono stati cancellati e si non potrà più apprezzare l’alto livello di dibattito che ne è scaturito ed in più io sono stata segnalata come ospite indesiderata e non posso più accedere a quel profilo!): Se abbiamo giovani professionisti che immaginano nuove idee per New York perché non sperare di avere nuove idee anche per San Giorgio?
Beh, la domanda è assolutamente legittima ma non credo sia difficile trovare una risposta, o, almeno, io ho fatto una mia valutazione dei fatti e ho dato questa risposta:
Chi si chiede perché non sperare di avere nuove idee anche per San Giorgio forse dimentica che l'America, con tutte le sue contraddizioni, è la terra della libertà e delle libertà...qui a San Giorgio, il nostro microcosmo, e in Italia, il nostro macrocosmo, siamo tutti prigionieri...prigionieri di un pensiero criminale che ci attanaglia e dal quale, volente o nolente continuiamo a farci attanagliare: l'illegalità, la corruzione, la mafia dei colletti bianchi...
Come faremo mai a San Giorgio a debellare il cancro della favoropoli ultracinquantennale e delle piccole e grandi corruzioni legalizzate che caratterizzano i rapporti tra politica, amministrazione cittadina e popolazione?
E come faremo, a debellare questo cancro che ormai è in metastasi in un corpo civico che, soprattutto adesso, in tempo di crisi economica, ma non solo economica, sembra ancora più fragile rispetto a valori come etica, giustizia e legalità?
Secondo il mio modestissimo parere, non servono nuove idee e non serve una nuova San Giorgio ma idee NUOVE e una SAN GIORGIO NUOVA, non un vestito nuovo per idee vecchie, ma un approccio NUOVO, una novità che recide il vecchio come il taglio netto recide la tela di Fontana!!!
Non servono nuove facce, nuove idee nel senso di altre facce ed altre idee, servono facce DIVERSE da quelle di prima, idee DIVERSE da quelle di prima, e la diversità, signori miei, di questi tempi non è altro che concretizzare la normalità delle leggi e del diritto!
Oggi la novità vera è la normalità, non programmi e idee galattiche...un solo punto all'ordine del giorno: rispetto dei doveri e rivendicazioni dei diritti dell'uomo, dell'ambiente e degli animali...tutto il resto è ricaduta di questa unica e semplice norma!
Tuttavia, la tensione verso questa normalità, ora come ora, secondo me, a San Giorgio, anche se c'è chi si fregia dell'aggettivo "nuovo", non c'è ancora...la normalità è una sfida troppo grande e richiede un coraggio che gran parte di chi fa politica a San Giorgio non ha.
Anche si fregia dell’aggettivo “nuovo”, infatti, secondo me, ha perso una grossa occasione per mostrare a tutti di essere veramente un elemento di discontinuità, quello che io definisco come il grande taglio col passato, incisivo come la tela squarciata di Fontana, e questa occasione l’ha persa anche grazie a due errori notevoli: il nome che si è data questa nuova realtà civica e politica e i coordinatori del cosiddetto laboratorio civico.
E adesso vado a spiegare cosa intendo.
Partiamo dal nome, un nome, Nuova San Giorgio, che già da sé fa pensare ad una nuova realtà sì ma non ad una realtà nuova, ad un nuovo progetto sì ma non ad un progetto nuovo…se solo l’aggettivo “nuova” fosse stato posposto (ed è la stessa grammatica italiana, non io, che lo afferma, dal momento che l'aggettivo si pospone al nome quando il nome ha molta importanza e deve essere notato da chi legge, mentre si antepone quando l'attenzione deve essere posta più sul nome che sull'aggettivo… quindi, l’aggettivo si antepone ogni volta che esso ha senso generico oppure quando esprime una qualità essenziale del nome mentre,si pospone per dare un valore più intenso all'aggettivo)si sarebbe data, anche dal punto di vista della comunicazione, una percezione di novità vera per una volontà progettuale che, e questo mi sia consentito, per il momento resta solo presunta……
Siamo, infatti, secondo il mio modestissimo ed umilissimo parere, di fronte alla solita minestra riscaldata servita nel servizio di piatti buono di porcellana inglese!!!
E questo mio pensiero è chiarito attraverso l’anali del secondo punto di cui sopra:i coordinatori del Laboratorio civico, presentati in pompa magna qualche settimana fa.
Su tre coordinatori, due hanno una storia personale e lavorativa che li radica profondamente nel mondo cattolico locale e diocesano, cosa che, senza voler essere né maliziosi né malpensanti, fa immediatamente pensare alla necessità di avere all’interno del laboratorio civico una componente forte, anche e soprattutto in termini di bacino di voti potenziali, legata alla Chiesa e a quel mondo politico di centro che a San Giorgio è stato da sempre e in grandissima parte Democristiano prima, Margheritino poi e attualmente del Partito Democratico. Facce mai viste sui manifesti elettorali, sì è vero, ma facce che vogliono essere solo una calamita volta ad intercettare quel voto cattolico che si contrappone all’attuale dominio del centro sinistra.
Che altro dire, quindi?
Ancora una volta, come è stato finora per il centro sinistra, siamo di fronte ad una spasmodica ricerca, da parte del centro destra stavolta, solo ed esclusivamente dei voti e non di fronte alla volontà di creare partecipazione democratica alla vita politica ed amministrativa del paese e, conseguentemente, consenso.
Creare consenso è troppo laborioso e lungo, qui, invece, si tratta di vincere le elezioni amministrative di primavera!!!
Verrebbe quasi da dire che “tutto cambia perché nulla cambi” e mutuare per San Giorgio quanto accadeva nella Sicilia del Gattopardo: come in Sicilia l’avvento del Regno d’Italia appare al Principe di Salina come un mutamento senza contenuti perché quello che non muta è il carattere dei siciliani stessi, così per San Giorgio, dominata per oltre cinquant’anni da un concetto di politica feudale piuttosto che partecipata, l’avvento improvviso di una realtà politica, almeno apparentemente diversa da quella che finora ha dominato, non è determinante perché c’è alla base della comunità l’incapacità di cambiare un modo d’essere ormai radicato.
E’ dunque qui che si deve intervenire, su questa maledetta incapacità della gente di modificare se stessi e il proprio approccio alla politica che, seppur ormai non più condiviso, si è consolidato nel tempo ed è duro a scalfire.
E certo non si può pretendere di ottenere risultati eclatanti in soli cinque mesi di laboratorio, che poi è il tempo che ci separa dalle amministrative di primavera.
Tuttavia, non voglio essere totalmente pessimista: mi auguro, anche in previsione del Natale e del nuovo anno che è alle porte, che qualche risultato in termini di cambiamento dell’attuale stato dormiente del pensiero e dell’azione civica, si possa ottenere, il che significa, per me, che anche un solo cittadino sangiorgese esca dal chiuso della sua casa, del suo esercizio commerciale, del suo ufficio e decida di mettersi in gioco come cittadino che partecipa alla vita del suo paese per il bene della comunità mettendoci la faccia ed esponendosi in prima persona.
Del resto, e lo diceva Gandhi, non una emerita sconosciuta quale io sono: «Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo».
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