
Sull'argomento, che interessa una gran fetta di popolazione beneventana e sangiorgese che si muove più volte al giorno su questo Raccordo, registriamo con favore la dichiarazione con atto formale della Provincia di Benevento durante il Consiglio Provinciale svoltosi ieri 1 ottobre 2010.
Il Consiglio si è espresso a voti unanimi con un Ordine del giorno, fuori dall’elenco degli argomenti originariamente previsto, su proposta dei consiglieri Cosimo Izzo, Claudio Ricci e Mario Marotta.
Nel documento, il Consiglio provinciale, ricordato che il Parlamento ha varato una legge che entro il 30 aprile introdurrà i pedaggi autostradali in relazione ai costi d’investimento, manutenzione straordinaria oltre a quelli relativi alla gestione dell’Anas, ha sottolineato che il Sannio è interessato dal raccordo Castel del Lago – Benevento, infrastruttura essenziale per i collegamenti con l’autostrada Napoli – Bari e verso Roma.
La misura si scontra, sostiene il Consiglio provinciale, con la realtà di fatto che vede il Sannio essere l’unica provincia campana a non essere toccata dalla rete autostradale, tanto è vero che lo stesso raccordo non ha affatto le caratteristiche, così come indicate dal Codice della Strada, di infrastruttura autostradale (sebbene ne abbia il nome). Mancano, infatti, le corsie di emergenza, le recinzioni, i sistemi di assistenza all’utenza: ne consegue, sostiene il Consiglio provinciale, che «non sussistono le condizioni per poter legittimamente imporre il pedaggio a carico dei cittadini utilizzatori del servizio».
Il Consiglio, inoltre, ha rimarcato un altro concetto: la viabilità alternativa, cioè la statale 7 Appia, ad una sola corsia per senso di marcia, «non è assolutamente in grado di reggere un sicuro aumento del traffico veicolare conseguente all’onerosità della percorrenza del tratto di raccordo parallelo alla stessa».
Dalla Rocca dei Rettori, dunque, l’Assemblea consiliare ha voluto esprimere «ferma contrarietà nei confronti di un provvedimento immotivato e privo di reali vantaggi per gli automobilisti, ma che in compenso rappresenta anche un ulteriore colpo all’economia provinciale».
Il Consiglio ha dunque chiesto a voti unanimi alla deputazione regionale e nazionale d’intervenire presso gli organi competenti dell’ANAS affinché la decisione possa essere rivista in quanto:
«1) il raccordo non ha le caratteristiche di tratto autostradale;
2) il pagamento del pedaggio non può avvenire senza l’intervento di adeguamento dello stesso alle caratteristiche di autostrada;
3) la viabilità alternativa è del tutto inadeguata e necessita, prima che il raccordo sia reso a pagamento, di significativi interventi strutturali, anche in ossequio al contenuto dell’ordine del giorno a firma dello stesso senatore Cosimo Izzo al Disegno di legge n. 2323, accolto peraltro dal Governo centrale, in sede di approvazione del provvedimento».

N.B.: Per fare chiarezza sull'argomento, è necessario dire che c'è stata tutta una querelle estiva sugli aumenti dei pedaggi ma alla fine è arrivato il nuovo no agli aumenti autostradali da parte del Consiglio di Stato, il quale per la seconda volta si è opposto alla richiesta di Governo e ANAS di sospendere il provvedimento del TAR del Lazio che il 29 luglio aveva dichiarato illegittimi gli aumenti dei pedaggi introdotti dal Ministro Tremonti con la manovra finanziaria e poi annullati dal gestore più di un mese dopo.
Tuttavia, la sospensiva del Tar del Lazio non è valida su tutto il territorio nazionale, ma è da applicarsi "solo ai singoli segmenti stradali interessanti gli ambiti spaziali degli enti territoriali ricorrenti", cioè le Province di Roma, Pescara e Rieti e 41 comuni dell'hinterland romano.
Successivamente, poi, con una norma inserita nel decreto legge Trasporti approvato lo scorso 4 agosto dal Consiglio dei Ministri, il Governo ha comunque rinviato al 30 aprile 2011 l'introduzione dei nuovi pedaggi autostradali previsti nella manovra varata a fine maggio. Resta in piedi il problema dei rimborsi per quegli automobilisti che hanno pagato ingiustamente una tariffa "illegale". Per Federconsumatori la decisione comporterà, per le famiglie, un risparmio medio di 60 euro annui di 50 euro al mese per i pendolari, mentre il Codacons, che annuncia una class action, indica che la somma da restituire agli utenti per le maggiorazioni dei pedaggi dichiarate illegittime dal Consiglio di Stato, applicate dall'1 luglio al 5 di agosto, ammonta a circa 8 milioni di euro.
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