martedì 19 ottobre 2010

Il colibrì e la legalità

Diceva don Puglisi che la mafia non sono i mafiosi ma è la MENTALITA' MAFIOSA ovvero quella ideologia disposta a vendere la propria dignità per soldi ...o per qualsiasi altra cosa aggiungo io: il posto, un favore personale, la pensione di invalidità, la multa da levare, la licenza edilizia...
La mentalità mafiosa consiste nella presunzione di fare qualcosa non perché è un diritto ma perché è un privilegio.
E allora, la lotta contro la mafia non è solo combattere i mafiosi e assicurarli alle patrie galere, bensì sta nella volontà che ogni cittadino deve avere di rompere i legami con coloro che dovrebbero rappresentare lo Stato ed essere contro la mentalità mafiosa ma che, invece, dicono «ci penso io, quel favore te lo faccio io, il lavoro te lo trovo io, ma poi mi devi dare qualcosa in cambio", il voto magari!!!

E quando, magari in campagna elettorale, ci capita di incontrare queste persone pensiamo per un attimo alla famosa frase di J.F. Kennedy : «Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese.»

Quello che possiamo fare noi per il nostro paese, inteso sia come microcosmo cittadino sia come macrocosmo nazione, è lottare quotidianamente contro la mentalità mafiosa che sta condannando la democrazia a morte certa; lottare contro la strategia della distrazione che allontana l’attenzione della gente dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti; lottare contro la scuola della mediocrità, voluta e realizzata nella mediocrità per fare in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori; lottare contro chi fa della delega agli altri uno stile di vita; lottare contro chi dice sempre che non è compito suo; partecipare alla vita sociale e politica nel rispetto dei propri diritti e dei propri doveri; considerare la propria azione sociale e civile, anche se piccola, importantissima e determinante per costruire la comunità paese, la grande casa comune che è lo Stato.

E’ di oggi il grido del neo presedente della Corte dei Conti, Giampaolino, contro la corruzione dilagante rispetto alla quale la Corte dei conti stessa, un’istituzione di garanzia posta a controllo del corretto uso delle risorse pubbliche, è messa a dura prova…
Che dire a riguardo?

La prima cosa che mi viene in mente è la più semplice, una domanda che, probabilmente, si pongono tutti i cittadini quando leggono le notizie sui giornali: “ma cosa mai posso fare io, che sono uno solo, per provare a risolvere il problema?”

Altrettanto semplice, quasi disarmantemente semplice, è la mia risposta, che mutuo da una leggenda che ho letto da qualche parte.
Un giorno ci fu un grande incendio in un bosco e tutti i suoi abitanti cominciarono a scappare impauriti perché tutte le tane, i nidi e gli alberi erano ormai bruciati. L’unico che tornò indietro con il becco pieno d’acqua era un piccolo colibrì, che voleva andare a spegnere l’incendio. Il leone allora gli disse: “ma cosa credi di fare così piccolo e con così poca acqua contro un tale incendio?” “forse –rispose il colibrì, non riuscirò a spegnere l’incendio, ma di sicuro avrò fatto la mia parte!”.

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