sabato 12 marzo 2011

Se il nucleare crea problemi in Giappone, terra della tecnologia e dell'efficienza, cosa accadrà in Campania una volta costruita una centrale ?

Con il pensiero rivolto al Giappone e alla tragedia epocale che l'ha colpito, non possiamo non parlare di nucleare e dei pericoli ad esso collegati.
A questo proposito, ci preme ricordare che la Regione Campania, contrariamente alla maggior parte delle regioni, anche alcune di centro-destra, si è espressa favorevolmente ed,in pratica, ha dato la disponibilità sia ad una centrale nucleare, sia ad impianti per la produzione di combustibile nucleare – per intenderci impianti come quelli contestati a livello internazionale all’IRAN ed alla Corea del Nord con minaccia di durissime sanzioni – sia a depositi provvisori (si fa per dire giacché lo sono per decine di anni o anche mezzo secolo) o definitivi (in tal caso lo sono anche per centinaia di migliaia di anni).

Non sono ancora stati indicati i siti reali ma il più probabile è quello del basso Garigliano.
A parte tutte le ragioni generali del no al nucleare, dal costo del kilowattora all’entità dell’investimento (5 miliardi di euro per ogni centrale da 1600 MWe) rispetto alla insignificante ricaduta energetica (meno del 2 %) ed alla scarsa ricaduta tecnologica ed occupazionale, dall’accentuazione della dipendenza dall’estero al pericolo permanente di attentati terroristici, dal rischio di catastrofi all’inquinamento, anche al nuclearista più convinto, se in buona fede, ovvero intellettualmente onesto, ovvero ancora non cooptato nell’immane business nucleare, appare evidente l’assurdità, o meglio la follia di una localizzazione di un impianto nucleare nel basso Garigliano: La Centrale del Garigliano si trova in linea d’aria a pochissimi chilometri dalle spiagge – non osiamo dire pinete e biotopi dunari, perché subito ci risponderebbero: chi se ne frega! – del litorale domizio, dove d’estate vi è una vera popolazione di bagnanti: in caso di allarme, anche non reale, che succederebbe? La stessa cosa vale per tutti i centri abitati o città come Sessa, Scauri, Formia, praticamente confinanti o a vista d’occhio della Centrale. Le stesse Napoli e Roma sono a non più di 100 km, una bazzecola per una nube tossica!Il Garigliano è un piccolo fiume con magre d’estate che lo riducono a poco più di un rigagnolo: da una parte tutta l’acqua, sottratta all’agricoltura e agli altri usi, è a servizio della centrale nucleare e dall’altra essa è assolutamente insufficiente per smaltire il calore di scarto della centrale, che per le leggi della termodinamica che né Berlusconi, né le potentissime lobbies nucleari possono cambiare, è pari a due volte la energia elettrica prodotta dalla Centrale: ovvero, se la Centrale ha la potenza di 1600 MegaWatt il calore di scarto è pari a tutta l’energia che consumano Napoli e Roma messe insieme!
Questo calore di scarto o va direttamente nel Garigliano (lo farebbe completamente evaporare!) o va ad inquinare termicamente, che più non si può, la piana del Garigliano con il vapore acqueo, ovvero la immane nebbia che necessariamente, sempre per quel benedetto ciclo termodinamico, esce dalle torri di raffreddamento.
Ma il Garigliano è anche impetuoso fiume che allaga proprio la sua piana terminale, laddove si dovrebbe localizzare la centrale; se, come tante volte è già successo per la vecchia centrale da soli 160 MW, vi è allagamento, quali sono le conseguenze per il possibile o meglio presumibile inquinamento radioattivo per tutto il territorio circostante?

La realizzazione della Centrale è la fine dell’agricoltura dell’intera area. Qualcuno comprerebbe mai una mozzarella di bufala DOC -NUC (Denominazione Origine Controllata -ovvero di origine Nucleare)?
In ogni riflessione sulla assurda ipotesi di nuova centrale è sempre bene ricordare che essa avrebbe potenza nettamente superiore a quella chiusa per cui tutto quanto di disastroso ( e sistematicamente nascosto) sarebbe piccola cosa rispetto alla nuova.
Quella di Caldoro è perciò una scelta di una gravità estrema, del tutto contraria agli interessi della popolazione locale e della Campania; occorre contrastarla fino in fondo sin da subito e chiederne la inversione; unitamente ad una grande sensibilizzazione dell’opinione pubblica, a partire dalla informazione sulla gravità degli atti fatti, tenuti nascosti a tutti quelli che dovevano sapere e decidere, occorre investire le istituzioni; i consiglieri anche della maggioranza, soprattutto del casertano, avranno il coraggio di confermare la scelta di Caldoro? noi pensiamo proprio di no! ed è perciò che chiediamo, soprattutto alla opposizione, un’apposita seduta del Consiglio Regionale su quanto avvenuto nella conferenza unificata Stato Regioni del 3 Marzo scorso sul nucleare e sugli atti (che chiediamo anche noi ufficialmente) sui quali la regione ha dato parere favorevole al governo. Occorre però attivare già tutti gli Enti locali interessati per un netto pronunciamento contro la centrale nucleare, contro l’impianto di fabbricazione del combustibile nucleare e contro i depositi di scorie radioattive, provvisori o definitivi che essi siano.

Fonte Comunicato stampa VAS (Verdi Ambiente Societa)

Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, commenta: “Chi propone il ritorno al nucleare in Italia dovrebbe riflettere sulla irresponsabile leggerezza con cui sta procedendo. Dalla barzelletta del professor Umberto Veronesi, che dormirebbe con le scorie in camera da letto per tranquillizzare i cittadini che è chiamato a proteggere dalle radiazioni, alle esibizioni di Chicco Testa che continua imperterrito a spargere comunicazione ingannevole in tutti i media. È ora di finirla di trattare questo tema in modo così poco serio: l'Italia non ha alcun bisogno di tornare al nucleare, deve invece puntare sulle energie rinnovabili. Proprio il contrario di quanto sta facendo il Governo, che ha deciso di distruggere questa prospettiva”.



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