sabato 26 marzo 2011

Oggi, per un giorno, San Giorgio del Sannio è il paese del mistero svelato!

Oggi, per un giorno, San Giorgio del Sannio è il paese del mistero svelato: quel grosso cippo nei giardinetti si è finalmente palesato ai cittadini per quello che è, un monumento (un altro monumento) a quei 300 soldati (ancora una volta uomini d'armi) che nel ’44 da San Giorgio mossero, “bene addestrati nelle nostre contrade”, come dice l’epigrafe, e “immolando le loro giovani vite propiziarono la liberazione di Bologna”.

A questo ricordo è stato dedicato, dal Circolo Triste e dall’Amministrazione Comunale, non solo un monumento ma anche un libro “Le radici del secondo Risorgimento”, una raccolta di testimonianze storiche sulla fondazione del Gruppo di Combattimento Friuli a San Giorgio del Sannio e sul suo importante contributo alla Guerra di Liberazione, scritta dai sangiorgesi Mariano Bocchini, geologo, e Paolo Serino, arredatore, appassionati cultori della storia locale.

Ometto di parlare qui delle spese ingenti relative a tutta l’operazione che, secondo quanto scritto dal Sindaco Giorgio Nardone e dall’editore Tonino Santucci, Presidente del Circolo Trieste, sono state affrontate grazie al “determinante contributo dell’Amministrazione Comunale”, “massimo contributo che l’amministrazione Comunale è (stata) lieta di dare all’iniziativa”.

Voglio, invece, soffermarmi sul significato della memoria e sul ruolo e contributo che la memoria può e deve dare alla costruzione del nostro futuro.

Mi chiedo: che senso ha celebrare il ricordo dei 300 friulini che, partendo da San Giorgio del Sannio contribuirono a far scattare la molla del Nuovo Risorgimento Italiano, se i valori di quel Nuovo Risorgimento sono ormai solo uno sbiadito ricordo in questa comunità?

Che senso ha questa ritualità astratta e aliena dal tessuto sociale attuale di San Giorgio del Sannio?

Che valore ha e può avere per le generazioni future una ritualità che è tutta esteriore e priva di aderenze rispetto all’attualità storica della comunità?

Nell’introduzione al libro “Le radici del secondo Risorgimento”, il sindaco Nardone scrive che dovremmo gelosamente custodire nelle nostre menti e nelle nostre coscienze, additandoli come fulgidi esempi alle giovane generazioni e ai responsabili della cosa pubblica, gli eventi tragici ed eroici della Resistenza e della Liberazione…

Ebbene, a San Giorgio del Sannio i valori della Resistenza e della Liberazione, Libertà, Giustizia, Onesta, Unità, sono stati ridotti a mere parole senza risvolti di concretezza e di queste parole,nel corso del tempo, tutti si sono riempiti la bocca, amministratori locali e provinciali, parlamentari, autorità civile e militari e chi più ne ha più ne metta, a discapito dei fatti e della buona programmazione amministrativa e di una oculata e produttiva gestione della cosa pubblica!!!

Non sono di certo soltanto i libri e i cippi commemorativi a tener viva la memoria di chi ha contribuito con la vita a sconfiggere l'esercito tedesco, sono le azioni amministrative volte al bene comune e al progresso e sviluppo globale della comunità paese a tenere alta la memoria di chi ci ha preceduto!!!

Le parole, ahimè, se le porta via il vento e, prima o poi anche le lapidi vengono sgretolate dall'erosione dei fattori atmosferici...

Le azioni, invece, i fatti concreti a beneficio della comunità rimangono nel tempo a testimonianza perenne di saggezza amministrativa e di grande senso della comunità!

"La guerra di liberazione fu, da parte del nostro popolo, la riscoperta della dignità dell'uomo” scriveva Pietro Calamandrei e insieme a lui a rendere l'idea profonda della Resistenza mi piace richiamare il concetto di "tessuto etico" della Resistenza stessa nonché il riferimento alla "religione di libertà" di Benedetto Croce e alla moralità di Giuseppe Mazzini.

Questi sono i valori da riscoprire e sui quali è necessario fondare o, meglio, rifondare l’analisi e la visione critica dei giorni attuali. Oggi più che mai la realtà del presente ha bisogno di essere letta e interpretata con ricchezza di idee e intelligenza critica.

Non bastano i libri e cippi e non basta scrivere, come fa Mariano Bocchini nella quarta di copertina del suo libro, che “dimenticare significa tradire la propria terra a danno delle generazioni future” … Gli rispondo amichevolmente che

le generazioni future sono sicuramente tradite, umiliate, private di un futuro degno di questo nome principalmente da chi, pur apparentemente memore del passato grazie ai libri e ai monumenti, nulla fa per assicurare loro anche un degno presente attraverso un'amministrazione lucida, attenta, totalmente rivolta al bene comune, rispettosa dei propri doveri e degli altrui diritti!!!



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